Diego Blog

Tuesday, March 20, 2007

this motherfucking world (11): hot xmas (roba forte)
quando ieri sera mi accingevo ad andare a dormire ero stanco come una merdaccia. ero a secco di idee per il blog e ho provato a scrivere un articolo sull’influenza avuta dall’opera di bret easton ellis sulla puntata di ieri di dawson’s creek. comunque è venuto a casa il nostro amico ale e dopo un paio di birre l’abbiamo salutato e verso l’una ho iniziato a puntare il letto. ero devastato da una lezione di kung fu più che massacrante che mi ha lasciato in dote un paio di stiramenti e una quantità di acido lattico che supera di gran lunga il quantitativo consentito per uso personale. per non parlare dei miei polpastrelli, gonfi e scorticati dalle prime lisergiche cavalcate elettriche effettuate impugnando la mia asahi nuova di zecca (per quanto può esserlo una chitarra di seconda mano). fatto sta che mi riesce ormai impossibile mantenere la posizione eretta e mi lascio cadere a letto di fronte a pelegatti che commenta con enfasi i cento gol in maglia rossonera di andry shevchenko (complimenti). passato a studio sport ricordo che stavo perdendo i sensi durante un’intervista a xavier zanetti che commentava il pesante 1-5 di ieri sera (complimenti), ma mentre perdevo conoscenza ho sentito che stava partendo il servizio di siena-juve (partita orribile, sfigurata da una serie di errori arbitrali) e ho deciso di stare sveglio ancora qualche minuto per guardarlo. alla fine riesco ad addormentarmi con quel godimento che solo una stanchezza veramente atavica sa darti. dopo un certo numero di minuti mi sveglio, rob mi sta chiamando perché hanno suonato al citofono. con un abile messa in moto neuronale capisco che è ancora notte fonda, che giuda bastardo mi ero appena addormentato e che è impossibile che qualcuno suoni al nostro citofono alle fottutissime due di notte. il citofono risuona. io sono sempre dell’idea "vaffanculo non apriamo, sarà qualche ubriaco che starà cercando di prendersi una scarica di calci in culo". il citofono suona ancora, deve essere qualcosa di molto grave e/o importante, vengono avviati i procedimenti per la vestizione e apertura di tutta la serie di cancelli che ci separano dal mondo. nel frattempo il citofono suona per la quarta volta. siamo allarmatissimi e siccome il citofono è rotto apriamo senza sapere chi è. vediamo entrare una figura che non riconosciamo, dal balcone cerchiamo di fargli capire che forse ha sbagliato citofono, che stavamo dormendo, che è un figlio di puttana, che se lo fa un’altra volta si procederà a un’esecuzione sommaria nel cortile interno del palazzo (pallottola nella nuca e pedalare è il nostro verdetto unanime). lui grida, ciao! sono ****** (non è il suo vero nome, è modificato per non svelarne l’identità), non vi ricordate di me? io e tat stiamo per scendere con i randelli, ma rob lo riconosce e lo facciamo entrare. è una persona che non vedevo da almeno tre anni. non sembra lucidissimo, chiede scusa per l’orario (grazie al cazzo) e si giustifica dicendo che è arrivato stamattina, domani riparte e sta passando a salutare tutti e di conseguenza ha gli orari un po’ sballati ("mi è sfuggita la parte in cui dici che è un problema mio"). gentile, ma io non ti vedevo da tre anni, il ricordo della tua esistenza occupava ormai un remotissimo spazio del mio cervello e se avessi lasciato passare ancora un paio di settimana saresti stato probabilmente dimenticato per la vita. ancora sotto shock mi arrotolo una sigaretta nel tentativo di mandar via quell’inconfondibile sapore di merda che il sonno arreca al mio palato. solite stronzate del tipo come va l’università (quelle robe di cui senti un bisogno incontenibile di parlare alle due di notte con un quasi sconosciuto). fedeli alla nostra ospitalità basso vercellese gli offriamo anche della birra che però non abbiamo più perché al momento si trova già tutta nella mia vescica pronta ad essere pisciata fuori nel mezzo della notte. dopo un interminabile quarto d’ora è venuto il momento del congedo, e gli chiediamo se ha in programma di ritornare ancora a torino (immagino sappiate dove avessimo riposto le nostre speranze a questa domanda). lui dice -sì, magari a natale. mi raccomando però, state attenti perché quest’anno a torino ci sarà un natale molto caldo. -caldo come? (detto tipo "buffo come?" in quei bravi ragazzi)-no, niente, solo che ho sentito dire che sarà un natale caldo-chi te l’ha detto che sarà un natale caldo?-l’ho sentito dire da delle persone.-boh, ciao, allora, ci sentiamo eh… ciao.immaginate come cazzo delle persone possano tornare serenamente a letto in queste condizioni. io e rob siamo rimasti svegli davanti a melrose place per almeno un altro paio d’ore, occhi sbarrati, immobilizzati dalla paura, abbiamo fatto le ipotesi più funeste. vaffanculo. dimmi te che merdate devono andarmi a capitare. io spero solo che questa storia non abbia nessun seguito, spero di non vedere mai più quella persona che è venuta a turbare i miei sonni e spero che mai più nessuno stronzo si permetta di venirci a citofonare senza preavviso alle due di notte. questa città è abitata da una manica di merdaioli, io che vengo dalla provincia non mi ci abituerò mai e se continuiamo così un giorno o l’altro qualcuno si ritrova con la testa infilata nel cesso di casa mia. garantito al limone.atroC.T.X.Z.B.tionpostato da atrocityexibition 26/11/2003 15:41

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